Associazione Culturale Aristocrazia Europea

martedì 27 novembre 2012

La Blasonatura in Araldica.

Se lo scudo, accompagnato dai suoi ornamenti, è la rappresentazione grafica dello stemma, la blasonatura ne è la rappresentazione verbale. Nata dalla pratica dei tornei, dagli araldi (che daranno il loro nome all'araldica) e dalla necessità di costituire degli annuari affidabili (gli stemmari) con la doppia funzione di raccolta di identità e di deposito di elementi esclusivi, in un'epoca in cui l'illustrazione, soprattutto a colori, è una impresa di grande impegno, la blasonatura si sviluppa in un vero linguaggio, con vocabolario e sintassi, sorprendente per rigore e precisione, che permette di descrivere rapidamente e senza ambiguità i blasoni più complessi. Poiché l'identificazione araldica si è limitata per molto tempo ai soli elementi rappresentati sullo scudo, la blasonatura si riduce spesso a descrivere solo questo. Gli ornamenti sono diventati importanti solo più tardi, e la blasonatura completa ha avuto il compito di integrarli. Questa impostazione concettuale deriva dall'origine stessa dell'araldica, il cui nome deriva evidentemente da araldo, cioè da colui che, basandosi esclusivamente sui colori e sui disegni presenti sullo scudo, sulla gualdrappa dei cavalli o sugli stendardi che innalzavano, aveva il compito di riconoscere a distanza i cavalieri coperti da armature metalliche, e occultati anche nel viso. Bisogna tenere presente che l'araldica si sviluppa in un'epoca di scarsa alfabetizzazione, in cui anche chi sapeva leggere spesso lo faceva con fatica, compitando le lettere. Perciò non sarebbe stato efficace scrivere il nome o le iniziali del cavaliere sullo stemma, e anzi ciò è vietato dalle regole araldiche. La possibilità di riconoscere il sempre crescente numero dei segni distintivi individuali – i già citati stemmi – non poteva basarsi sulla disponibilità di costosi e voluminosi stemmari, ma si fondava sulla composizione e divulgazione di descrizioni che fossero costituite dal minimo numero possibile di parole pur mantenendo l'univocità di individuazione. I vari araldi si scambiavano, quindi, le descrizioni – la blasonatura – ricorrendo tutti ad uno stesso insieme di regole capaci di fornire loro il linguaggio comune. Questo è anche il motivo per cui quella parte dell'araldica che si occupa della descrizione degli stemmi è spesso definita come l'arte del blasone. Mentre si chiama araldica in senso stretto lo studio delle genealogie delle famiglie aristocratiche e dei loro titoli nobiliari. È chiaro che i due sistemi di rappresentare uno stemma sono destinati a due pubblici diversi. La rappresentazione grafica dello stemma è comprensibile a tutta la popolazione, in gran parte analfabeta. Invece la blasonatura è diretta soprattutto a una classe di esperti, gli araldi, che non sono solo in grado di leggere, ma conoscono anche il vocabolario tecnico dell'araldica, spesso usato in francese. Nei paesi e nelle epoche in cui lo stemma ha, o ha avuto, un effettivo valore di elemento univoco di riconoscimento delle persone o delle istituzioni, la concessione di uno stemma e la stesura della relativa blasonatura sono affidate a organi aventi valore legale e garantiti dallo stato, allo stesso modo in cui sono garantiti dallo stato i nomi e cognomi che hanno, per tutti, lo stesso valore univoco di riconoscimento. Nell'Italia attuale, ad esempio, lo stato non garantisce più il sistema araldico individuale e familiare – in quanto lo si ritenne direttamente connesso con i titoli nobiliari, non più riconosciuti legalmente con l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana (1º gennaio 1948). Nel nostro Paese gli organi che si occupano ancora di araldica sono rimasti sostanzialmente due: il primo, di natura pubblica, è l'Ufficio Araldico presso la Presidenza del Consiglio dei ministri che continua a garantire l'araldica delle istituzioni civili e militari cui è stato concesso uno stemma; il secondo, di natura privata, è il Corpo della Nobiltà Italiana, costituito a Torino nel 1958 da alcuni studiosi italiani di storia, diritto, araldica e genealogia, che si sono assunti la funzione di accertare e di difendere i diritti storici di coloro che hanno diritto a un titolo nobiliare (e pertanto anche a uno stemma gentilizio, o di cittadinanza)[3].

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